cm. 18 x 10,5, pp. 590, brossura, in ottime condizioni.
Pubblicato per la prima volta a Zurigo nel 1941, questo libro fu il primo, affascinante tentativo di rappresentare organicamente la dissoluzione dello hegelismo. Da allora tali tentativi si sono moltiplicati, ma nessuno ha la robustezza strutturale di questo.
Hegel è qui visto come l’ultimo erede e sistematore della tradizione cristiano-borghese, che i suoi successori – in un arco che va da Marx a Kierkegaard – si accingono a demolire in un processo culminante in Nietzsche. Questo processo appare insieme negativo, in quanto approda al nichilismo, e storicamente necessario affinché il pensiero occidentale viva fino in fondo il suo dramma.
Uno schema siffatto può sembrare forzato e arbitrario – Marx, Kierkegaard e Nietzsche a prima vista non hanno nulla in comune tra loro – ma ha il grande merito di impostare in modo unitario la storia del pensiero post-hegeliano.
La prospettiva di Löwith, sorta internamente dal compito di mettere a confronto quelli che il Novecento aveva identificato come i protagonisti del pensiero del secolo scorso, ed esternamente dall’esigenza di spiegare la genesi del nichilismo moderno e del suo eventuale rovesciamento, già implicito in Nietzsche, nulla ha perso della sua attualità a trent’anni di distanza.