Caratteristiche e condizioni:
cm. 22 x 14, pp. 812, brossura, nota di possesso e annotazioni a penna sulla prima bianca, per il resto in ottime condizioni.
Contenuto:
Questo libro racconta una passione intellettuale che si tramuta in cupo odio razziale; racconta la vicenda di una grande studiosa ebrea, Medea Norsa, spinta ai margini del mondo universitario. E racconta la ferocia che può sprigionarsi da un testo: un papiro greco di enorme rilievo, conteso sin dal momento della sua scoperta ad opera di Evaristo Breccia, responsabile dei nostri scavi e, insieme, funzionario egiziano. Erano gli anni della giovane e non incontrastata presenza italiana in Egitto. Dopo promesse e rinvii, il prezioso testo alla fine fu reso noto sul quotidiano del Duce, nei giorni sospesi e distratti dell’agosto 1939. Artefice del colpo di teatro fu Goffredo Coppola, che in quel quotidiano era di casa. Nella tormenta della guerra e della guerra civile, il papiro sembra perduto, e il suo ostinato detentore, fucilato a Dongo coi gerarchi in fuga, finisce a Piazzale Loreto. La imprevista risoluzione del dramma avverrà nei tesi e rancorosi tempi dell’immediato dopoguerra. Riappare allora il papiro, dov’era ovvio aspettarselo. E incomincia una seconda vita: al centro di una vicenda in cui si ravvisano le ferite e le ipocrisie del postfascismo, le tortuosità e lo smarrimento dei grandi protagonisti dell’Università italiana.