cm. 20 x 13,5, pp. 342, brossura, in ottime condizioni.
L’Inghilterra del Seicento costituisce un terreno privilegiato per la storiografia politica. Sia sul piano degli eventi sia sul piano ideale e culturale avvengono infatti trasformazioni radicali: il Regicidio, la rivoluzione borghese, la limitazione dei diritti del sovrano accompagnano la prima, consistente affermazione politica della borghesia mercantile e i più decisi sforzi intellettuali volti a fornirle legittimazioni teoriche. Abbandonata o radicalmente trasformata la nozione di diritto naturale, fatta «tabula rasa» della dottrina politica che aveva consentito per secoli di comprendere i rapporti tra società e stato, il concetto di libertà viene ora riformulato entro lo scenario di una società mercantile in cui «l’uomo è libero e umano in virtù della condizione di proprietario esclusivo della propria persona». Il materialismo hobbesiano rappresenta in questo quadro la potente macchina concettuale che consente, anche a pensatori tra loro molto diversi, di ripensare in modo nuovo i rapporti tra individuo e potere politico. Da Hobbes a Harrington ai Livellatori a Locke corre un’ispirazione unitaria. che è merito di Macpherson aver rintracciato, in questo che è ormai un classico della storiografia filosofico-politica: l’associazione tra libertà e proprietà, che resterà per lungo tempo un caposaldo del liberalismo e problema aperto per chiunque voglia coniugare libertà ed eguaglianza sociale.