cm. 21,5 x 16, pp. 412, copertina rigida con sovraccoperta, sporadici segni a matita a margine del testo, firma di appartenenza, in condizioni molto buone.
Un grande affresco storico, la Germania dalla prima guerra mondiale fino alla crisi di Weimar e l’avvento del nazismo; memorie di una generazione di intellettuali che ha vissuto anni cruciali lacerata dal dubbio dell’apoliticità; pensieri di un giovane che cerca un suo destino personale, negli interstizi di quella Storia e nonostante il peso di un’eredità familiare ingombrante, la stirpe dei Mann. Questo libro di Golo Mann è, fra le altre cose, la ricostruzione appassionata di una formazione intellettuale ed umana. Nei «preludi», gli anni della fanciullezza, il tono diaristico segue l’alternarsi dei ricordi di una vita familiare «quasi serena con le prime scoperte letterarie, i turbamenti dell’adolescenza. Nella seconda parte, che inizia con la grande crisi del ’29, i fili della narrazione si intrecciano e a volte collidono: i dibattiti filosofici nella Heidelberg di Karl Jaspers, i ritratti di grandi personaggi come Gundolf, Mannheim, Hauptmann, sono continuamente interrotti dall’irrompere sulla scena delle camicie brune. Il racconto drammatico dello sgretolarsi del «castello di carte» della repubblica di Weimar, ripreso ‘in diretta’ con le voci dei protagonisti, è anch’esso interrotto da eventi meno clamorosi, ma altrettanto inquietanti: una lunga serie di suicidi che arriva fino all’interno della famiglia Mann. E la voce del «vecchio», TM (come spesso viene indicato Thomas Mann), così come i suoi silenzi, sono il contrappunto di ogni storia e memoria narrata, la misura della crescita dell’uomo e soprattutto dello scrittore Golo Mann. In quel lungo, ultimo anno» del ’33, coi roghi del Reichstag e dei libri nelle piazze, con il malinconico addio alla casa di Goethe, lo scrittore si congedava anche da una cultura di cui poteva essere solo figlio.