cm. 20,5 x 13,5, pp. 998, copertina rigida con sovraccoperta e cofanetto, in condizioni molto buone.
Se avesse potuto immaginare l’avvenire, quell’impiegato delle Poste che nel 1900 sorrise al giovane autore presentatosi a spedire un voluminoso manoscritto, assicurato per mille marchi! Avrebbe veduto la faccia perplessa dell’editore berlinese Fischer che, dopo aver proposto invano dei tagli sostanziali, accettava e stampava il libro; avrebbe visto esaurirsi le prime mille copie in un anno, e le edizioni rincorrersi, e le traduzioni moltiplicarsi, e l’autore assurgere d’un balzo alla gloria!
Il libro, scritto in due anni e mezzo, in buona parte a Palestrina e a Roma in Via di Torre Argentina, quando l’autore aveva 23-25 anni, si basava su esperienze personali e familiari. E non era la prima volta che uno scrittore nordico ideava e scriveva pagine tenebrose sotto l’azzurro cielo d’Italia: basta pensare a Goethe, a Ibsen. Mescolando “poesia e verità”, Thomas Mann narrava in sostanza la storia della propria famiglia, pur non rendendosi ancora conto che, descrivendo la “decadenza” di una famiglia borghese, parlava “di un dissolvimento e di una fine più vasti, di una ben più larga cesura culturale e sociale”.