cm. 22 x 14, pp. 178, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Una vacanza, più che scelta, incontrata per caso, come per predestinazione, e accettata un po’ per onorare un antico debito di affetti, un po’ per inseguire la chimera di un libro da scrivere in solitudine e tranquillità. Così, con il cane Zero dal nome assonante al suo e con L’École des femmes di Molière quale guida di elezione, Piero, il protagonista del nuovo ro manzo di Mannuzzu, parte per la sua villeggiatura su una spiaggia della Sardegna, ospite pagante di un nipote, Sergio, ultimo erede di una famiglia tragicamente segnata.
Dei suoi giorni e dei luoghi, e del piccolo milieu che si frequenta e si disperde nei riti di ogni estate, Piero racconta con voci diverse: direttamente, dal vivo, o attraverso la mediazione del romanzo che porta avanti con maggiore o minor lena, o ancora delle lettere che indirizza alla moglie lontana. Ma sarà, Miriam, lontana davvero? E l’altra Miriam, la donna della vacanza, sarà poi così vicina? E ameranno entrambe Sergio, e come?
Attraverso le sfasature, gli approcci obliqui a una realtà mai completamente afferrabile eppure concreta, fatta anche di film e canzoni, locali notturni e barche a vela, jazz e musica in piazza -, Un morso di formica è però soprattutto la storia dell’incontro e del progressivo avvicinamento, nell’arco di una vacanza breve e inesorabile, suggerisce l’autore, come la vita, tra Piero, che per età è ormai alle soglie del declino, e il giovane Sergio, re duce appena – così potrebbe essere un figlio, forse da un’adolescenza non del tutto trascorsa.
In una trama tutta intessuta di finzioni ma anche di suggestioni e di segni, do ve Les enfants du Paradis di Marcel Carné si incontrano con i Birds of Paradise di Charlie Parker, il filo che unisce personaggi e situazioni, e su cui in particolare si gioca, vero cuore del romanzo, il rapporto tra zio e nipote, è quello delle infinite, inconoscibili eventualità dell’amore