cm. 22,5 x 14, pp. 312, brossura, in ottime condizioni.
Sciamani che invocano l’Aria: Greci che cercano in erbe e profumi esotici la conoscenza del dio; patrizi e plebei della romana res publica accomunati dalla passione per sostanze vietate; sacerdoti di Cristo che scolpiscono il volto di Satana nelle loro fobie; magistrati che fondano la modernità coi roghi di streghe e di eretici. E poi, una corporazione di medici che ricostruisce la propria disciplina come scienza naturale; commercianti e missionari della “grande” Inghilterra che indicano all’esercito di Sua Maestà la via per imporre alla Cina l’oppio dell’India; filantropi che scoprono “stupefacenti” panacee contro il disagio della civiltà; stati che praticano quello che i libertari si ostinano a chiamare “il vizio di proibire”. Che sia il moralismo il vero “oppio dei popoli”? La storia delle droghe rispecchia in ogni sua piccola piega la grande avventura umana: da segni della nostalgia per le stagioni in cui i mortali riuscivano a parlare con gli dei a esempi di economia globale ante Iitteram, le droghe sono sempre state declinate al plurale, poiché sul dato fisico e biologico si e innestato il giudizio di valore. Non si vive (e non si muore) di sola eroina. Se avete in tasca un pacchetto di sigarette o tenete nascosta sotto la giacca una fiasca di whiskey, siete avvisati.