cm. 22 x 16, pp. 220, brossura con sovraccoperta e fascetta editoriale, in ottime condizioni.
Il volume Poesia e fortuna di Biagio Marin, antologia della critica a cura di Edda Serra, da poco stampato (dicembre 1981) per iniziativa della Provincia di Gorizia, testimonia un fenomeno, anzi due fenomeni almeno altrettanto imponenti quanto il volume stesso. Il primo è la presenza, in questa che pure è solo un’antologia, di molti dei migliori nomi della cultura nazionale: da Valeri a Pasolini, da Bo a Magris, da Fubini a Zanzotto. Evidentemente, tutta l’Italia letteraria non solo conosce ormai questo poeta pur così linguisticamente e fisicamente isolato (isolano), ma anche riconosce di possedere in lui una delle sue grandi voci. La versione in lingua inglese di una sua silloge, e la contemporanea proposta del suo nome per il Nobel e per un premio dei Lincei, ne sono solo le ultime conferme. Il secondo fenomeno balza agli occhi non appena si controllano le date degli scritti accolti in quel volume. Solo il primo, quello di Valeri, si colloca lontano (1921); tutti gli altri sono datati dal 1951 in avanti. Ora poiché Marin è nato a Grado nel 1891, appare chiaro che egli ha dovuto attendere quasi una vita (dai suoi sessant’anni in poi), e la sua poesia ha dovuto superare molta sordità e molti pregiudizi, per giungere al riconoscimento che le spettava.