cm. 25 x 17, pp. 178, brossura, sporadici segni a penna, per il resto in buone condizioni.
Non è frequente che nel giro di cinque anni un libro, dal contenuto terribilmente ristretto, che copre un arco di tempo di appena due secoli e, per di più, molto tecnico, si sia esaurito tanto da richiedere urgentemente una seconda edizione, sollecitata da continue richieste. Ma «Il ducato longobardo del Friuli» di Brozzi è proprio uno di questi casi singolari!
Già presentandolo cinque anni fa avevo messo in risalto come l’opera fosse stata impostata in modo tutt’affatto diverso dal solito racconto storico, perché, pur mantenendo un coerente filo cronologico – quello seguito da Leicht nello studio del 1929 e, naturalmente, da Paschini – inseriva nel quadro, in appropriati capitoli, altri aspetti cosiddetti «interdisciplinari»: la topografia urbanistica, la storia dell’arte (appena accennata dagli scrittori precedenti), l’archeologia medioevale (di cui Brozzi è un conoscitore internazionalmente apprezzato), la numismatica, la toponomastica e la linguistica (onestamente ricorrendo agli specialisti), cosicché il quadro che ne esce è comprensivo di ogni aspetto della vita friulana del periodo che va dal 568 al 776.
Uno sforzo non da poco se pensiamo alla ricchezza della documentazione friulana: la carta sestense del 762, tre diplomi di Carlo Magno, fra il 776 e il 797; cinque iscrizioni intere o quasi, qualche frustolo di altre iscrizioni… e, come supporto, soltanto il materiale archeologico di varia natura. Ricchezza che, oltre a tutto, precede il 568 e perdura fin oltre la metà del X secolo! È per l’appunto la cautela con cui si muove Brozzi, innestando il vario materiale documentario nel fondamentale racconto di Paolo Diacono – quello che forma la base degli scritti di Leicht e di Paschini – che ha permesso fin dalla prima edizione di allargare sensibilmente il panorama sociale, e che in questa revisione si è rafforzata sia con l’analisi dei reperti più recenti, sia con la lettura critica dei vari contributi italiani e stranieri che in questi ultimi anni hanno segnato un notevole ritorno di interessi longobardistici, che potremmo incentrare sui due congressi del Centro di Spoleto tenuti a Lucca e a Milano e sulla mostra longobarda organizzata in quest’ultima città con un successo assolutamente imprevedibile. E adesso… una parola di plauso anche per noi, per la nostra Deputazione. Anche cinque anni fa, a svalutazione incipiente, c’è voluto un po’ di coraggio a impostare in bilancio una certa sommetta: e se il libro ci fosse per gran parte rimasto in magazzino? Oggi, a svalutazione sviluppata… non abbiamo più paura: anche la seconda edizione si esaurirà presto (quod est in votis!) e il bilancio della Deputazione non ne soffrirà.