cm. 37,5 x 27, pp. 380, copertina rigida con sovraccoperta ed astuccio, in ottime condizioni.
L’idea di compilare questo atlante, che avrebbe dovuto essere steso in collaborazione col compianto Bruno Moretti, mi fu suggerita dal prof. Giovanni Muzio, che, dai primi anni del suo insegnamento universitario, ha sempre dato e continua a dare un appassionato rilievo al contenuto storico dell’urbanistica, il che è come dire al suo contenuto culturale ed umano. Al prof. Giovanni Muzio va il mio vivo ringraziamento sia per l’incoraggiamento a intraprendere e a proseguire l’opera, sia per l’ampio materiale fornitomi e i preziosi suggerimenti. Le note introduttive alla parte illustrata non hanno la pretesa di dire molto di nuovo su argomenti che sono stati più o meno ampiamente trattati, ma hanno lo scopo di coordinare i concetti che, attraverso il tempo, hanno guidato l’uomo alla costituzione del proprio ambiente urbano. La città è stata intesa come espressione della storia civile, della cultura o del costume, come manifestazione dell’arte e della tecnica, come conseguenza della istanza sociale: elementi complementari, che nel gioco delle loro combinazioni hanno via via determinato la città nella sua consistenza, definita dal tracciato, dalla composizione plastica e spaziale.
Mi sembra che l’interesse di questo atlante consista nel fatto che le tavole illustrate, nel loro colpo d’occhio, più ancora che nelle didascalie informative, rappresentino un documento iconografico dell’essenza del processo urbanistico e che soprattutto siano una guida per saper cogliere quei rapporti spaziali e quei valori ambientali senza i quali edifici e monumenti non possono esprimere la propria validità architettonica. La presente pubblicazione vorrebbe anche costituire un invito allo svolgimento di temi indicati dal testo e suggeriti dalle illustrazioni: per cui mi tornerebbe grato il sapere che qualche argomento, toccato nell’opera, potesse dare il via a studi più approfonditi e documentati. A questo proposito mi lusinga il fatto che l’indagine e la critica attuali, denunciate dalle recenti pubblicazioni, dimostrano quanto sia sentito il problema urbanistico, inteso anche nel suo valore storico.
Inoltre, poiché la nostra cultura è un fatto che non può estraniarsi dal patrimonio storico di cui si sostanzia, un invito alla storia, soprattutto per i giovani, che si accingono ad operare l’urbanistica, non sarà lanciato senza frutto se dalla storia si vorranno trarre, in campo realizzativo, quegli insegnamenti dei quali anche una creazione nuova non può non tener conto. Non vorrei che la suddivisione della storia dell’urbanistica in periodi o età generasse l’equivoco di un’interpretazione tradizionale del suo svolgimento, interpretazione del resto ampiamente superata dalla critica moderna. Ho seguito questo criterio sia per comodità dello studioso, dato che credo di presentare un’opera anche di consultazione, sia perché, di fatto, le determinanti che condizionano l’espressione urbanistica, rappresentano i fattori stessi della civiltà e quindi è venuto spontaneo, per un atlante di storia dell’urbanistica, adottare quel sistema di suddivisione in periodi, nei quali si suole scolasticamente dividere lo svolgimento della civiltà stessa. Con ciò non ho voluto negare, e credo di averlo ampiamente dimostrato, quanto un periodo sia stato ricco di fermenti per quelli successivi e quanto l’uomo abbia sempre cercato di far tesoro dell’esperienza precedente, pur nell’autonomia della propria libertà creativa.
La documentazione offerta da questo atlante vorrebbe anche dimostrare che, quanto più un periodo storico ebbe una sua individualità culturale tanto più l’urbanistica ebbe un carattere individuale e nel contempo che, quanto più l’uomo raggiunse un equilibrio politico e sociale tanto più seppe e poté crearsi quell’ambiente urbano che fu consono al proprio modo di vita. Le parole di Aristotele, tanto e non a torto abusate, che la città deve essere costruita in modo che i suoi abitanti siano felici, sono attualissime. L’urbanistica oggi sembra soprattutto cosciente di questo: ma tutta la storia dell’urbanistica ce lo documenta, anche se gli sforzi tesi al raggiungimento di tale fine furono condizionati dal lento percorso del progresso sociale.
È stata anche mia intenzione equilibrare nella considerazione delle diverse manifestazioni urbanistiche l’analisi delle componenti, le quali si estrinsecano in diversi aspetti complementari, rappresentati dall’espressione architettonica, dall’organizzazione, dalla tecnica, dall’istanza umana; ed ho pure cercato di dare ad ognuno di tali aspetti, che sostanziano l’urbanistica stessa, un rilievo adeguato al peso che hanno avuto nei diversi periodi, evitando di studiare lo svolgimento della storia dell’urbanistica da un punto di vista unilaterale, che in certi casi avrebbe potuto apparire anche seducente. Tuttavia sono stato obiettivo quanto può esserlo un urbanista: infatti nel corso della storia, e specialmente di quella degli ultimi secoli, mi è venuto spontaneo sottolineare quegli elementi che maggiormente hanno contribuito a creare il patrimonio strutturale delle nostre città e la premessa della nostra cultura urbanistica.
Nell’economia del testo molta parte è dedicata all’Ottocento, secolo condizionato dalla rivoluzione industriale e tecnologica e dal problema sociale, periodo di crisi e di trapasso in cui si delinearono i temi dell’urbanistica contemporanea. Ma quantunque questa sia intimamente innestata nell’indirizzo determinato dalle premesse dell’Ottocento, ho ritenuto opportuno concludere la mia indagine con le manifestazioni del primo scorcio del nostro secolo, perché l’orientamento urbanistico recente, a parer mio, deve essere considerato come fenomeno culturale in atto e come problema aperto e perciò trattato con criteri diversi da quelli seguiti nell’impostazione di questo atlante.