cm. 21 x 13, pp. 442, brossura, in ottime condizioni.
Dalla «Critica sociale» all’«Ordine nuovo», da Turati a Gramsci, dalla critica al filantropismo umanitario del le origini alla crisi del positivismo si svolge nel movimento operaio italiano una complessa e animata vicenda teorica – specchio, funzione e motore di quella politica – che conduce i socialisti italiani dal Congresso di Genova del 1892 alla scissione di Livorno, dalla separazione dagli anarchici alla svolta del leninismo, ma certamente non si esaurisce, arrivando a fornire. materia e schemi al dibattito teorico e politico di questo dopoguerra.
Nel valutare meriti, ruoli e rapporti dei protagonisti uomini e correnti – di questa vicenda, da Turati a Labriola, da Croce a Gentile a Mondolfo, dai critici di Marx, ai restauratori di una filosofia, del socialismo, il dibattito storiografico degli ultimi decenni, pur nella diversità talora radicale dei giudizi, ha prodotto i suoi canoni, delineato un quadro sistematico. Passando attraverso un’analisi attenta dei testi del revisionismo – da quelli del dibattito collettivo sulle colonne della «Critica sociale» a quelli decisivi di Labriola, Croce, Gentile, Mondolfo il volume di Marramao approda da un lato a una valutazione indubbiamente originale del merito teorico e dei significati politici delle correnti e degli episodi più significativi di quel dibattito; dall’altro, a un profondo rimescolamento delle gerarchie, dei rapporti reciproci, delle in fluenze fra gli interlocutori fondamentali. I risultati più importanti del vo lume si muovono quindi in due dire zioni: la prima stabilisce un rapporto di convertibilità dialettica e di so stanziale convergenza fra i due poli, del determinismo (materialismo volgare) e del volontarismo (idealismo o concezione attivistica), che la storiografia ha finora, maggioritariamente, visto in irriducibile contrapposizione, stando l’uno a significare il vecchio socialismo, o meglio l’ideologia second’internazionalista (il ‘revisionismo’), l’altro la rinascita’ del ‘marxismo italiano’; la seconda intende colpire la tesi di un ‘italomarxismo’ sin dalle sue origini ‘critico’ e rivoluzionario che, da Labriola a Gramsci, avrebbe il suo punto di maggiore originalità in quella concezione della storia abitualmente indicata con la formula di «filosofia della prassi».
A concreta verifica e supporto analitico di questa operazione di revisione Marramao offre la reintegrazione a pieno titolo di Labriola nel quadro teorico della Seconda Internazionale, l’affermazione del carattere schietta mente idealistico (gentiliano) della genesi del concetto-cardine del marxismo antideterministico: il «rovesciamento della prassi»; la conseguente restituzione di una ben diversa. centralità alla riflessione di Gentile e di Rodolfo Mondolfo.
L’autore tuttavia non intende concludere la sua ricerca né con la pura e semplice denuncia del carattere idealistico della « filosofia della prassi », né coinvolgere astrattamente nello stesso giudizio continuità teorica («filosofia della prassi») e rottura storica (fondazione del PCd’I); al contrario, l’indicazione metodologica più esplicita del volume è quella di una ricerca capace di analizzare la misura e il peso dell’incidenza della lotta di classe dentro il campo della teoria e, simmetricamente, la capacità di questa di farsi organica allo sviluppo di quella.