Caratteristiche e condizioni:
cm. 17 x 11,5, pp. 128, brossura, in condizioni molto buone.
Contenuto:
La storia di ogni confine ha sempre due facce: quella raccontata al di là è sempre diversa da quella che si ascolta di qua. I confini, in quanto luoghi, mutano nel tempo, si costruiscono e si cancellano, e quelli che tuttora delimitano gli Stati europei sono il frutto di guerre, negoziazioni politiche e diplomatiche. Ma il loro valore simbolico è il portato degli orientamenti delle popolazioni residenti lungo i loro versanti. Condizioni favorevoli agli scambi o viceversa al conflitto sono dipese soprattutto dalle società di confine, dal loro interesse a trasformare quel limite in un passaggio piuttosto che in uno sbarramento.
Il tracciato di confine che dopo la prima guerra mondiale permise di «ricongiungere all’Italia la gran parte delle terre irredente, Trieste, Gorizia e l’Istria, creò sconforto tra vasti strati di popolazione slovena e croata residente nella stessa area, inclusa dopo il 1918 nel Regno d’Italia. La mancata inclusione dell’«intero corpo della nazione» entro «la madre patria» provocò agitazioni, rimostranze e risentimento tra il quasi mezzo milione di sloveni e croati rimasti in Italia.
Scorrono in queste pagine eventi e vicende della storia del confine italojugoslavo nel periodo tra le due guerre: i percorsi degli emigranti politici sloveni e croati fuggiti in Jugoslavia, gli intenti repressivi del fascismo di frontiera e gli obiettivi del movimento antifascista, che operò clandestinamente dagli anni venti fino allo scoppio della seconda guerra mondiale con dichiarati intenti irredentistici. Seguendo percorsi individuali si ricompongono appartenenze e specificità di una società minoritaria, quella slovena, in forte ascesa economica e sociale prima della dissoluzione dell’Impero asburgico, braccata dallo Stato italiano nelle sue forme istituzionali e politiche, ma allo stesso tempo reattiva e capace di esprimere vaste forme di resistenza nei confronti del regime fascista e dell’occupazione nazista, conflittuale nelle sue anime politiche eppure diffusamente antifascista. Si raccontano inoltre le ragioni del risentimento antiitaliano, il retroterra politico e umano del progetto dell’annessione jugoslava della Venezia Giulia, troppo spesso banalmente spiegato come progetto di dominio comunista e titino.