cm. 21,5 x 13,5, pp. 234, brossura, in ottime condizioni.
Giovanni Leone che offre ad Aldo Moro il Quirinale, una settimana prima di via Fani. L’appello umanitario alle Brigate Rosse che il capo dello Stato non poté leggere mai. E poi: come i terroristi prepararono il 16 marzo; la storia dell’agguato raccontata in presa diretta», da chi c’era e non aveva parlato. Quello che accadde nelle stanze del potere: le paure, le gli scontri tra giudici e poliziotti, la sconfitta finale. I sospetti sul complotto internazionale. Le sedute spiritiche a casa del ministro per arrivare «misteriosamente» a via Gradoli. E ancora: il vero dramma della famiglia Moro, la viltà, i tradimenti, la battaglia tra falchi e colombe, e la trattativa che alla fine ci fu, ma che nessuno volle ammettere. Tutti i personaggi colti nel loro smarrimento, quelli grandi, ma soprattutto quelli minori: l’agente che non volle sparare, la signora che vide in faccia gli assassini, il prete-postino. Un racconto minuzioso, incalzante, drammatico, accompagnato da due diari segreti: del magistrato che guidò le indagini, del ministro che comandò le forze dell’ordine; dagli interrogatori dei presunti brigatisti; da commenti e analisi sui documenti più scottanti (le lettere di Moro «spiegate» da chi conosceva nell’intimo il presidente della DC).
La controstoria del caso Moro, così lontana dalle verità ufficiali, è il primo tentativo, dopo un anno, di ricostruire una vicenda che ha sconvolto la vita italiana e i suoi equilibri politici. Per mesi, due giornalisti del più importante quotidiano nazionale, si sono sostituiti agli inquirenti, percorrendo tutte le strade del delitto Moro, anche quelle inesplorate. Il risultato è un reportage che racconta un paese sull’orlo della guerra civile.
Una lettura che dovrebbe far riflettere soprattutto politici. Per scoprire la verità sul caso Moro, gli strumenti normali d’indagine non bastano più. L’urgenza di una inchiesta parlamentare, ormai, è nei fatti.