cm. 21,5 x 15,5, pp. 364, brossura con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Matisse ha scritto pochissimo, e la maggior parte delle sue idee ci sono note attraverso interviste e dialoghi. Questo volume, che raccoglie i suoi scritti sull’arte, sulla pittura, sul proprio mestiere, su maestri e contemporanei, è dunque un libro in qualche modo inatteso e sorprendente. Non è tanto una raccolta di testi di poetica, di affermazioni teoriche o di riflessioni generali, quanto una sorta di commento continuo, diretto e incalzante, che tocca temi e argomenti attraverso la concretezza del lavoro. Merito non piccolo del volume, curato da Dominique Fourcade, è l’accorto montaggio dei brani, che consente di seguire i fili delle varie tematiche sia direttamente che attraverso riferimenti e raffronti. Non meno utile l’apparato di commento che, raccogliendo pensieri e affermazioni disperse nella pubblicistica del tempo, mette in rapporto le varie riflessioni con le opere che ad esse si legano, così da rendere evidente la vivacità e la mobilità del pensiero di Matisse. Quel che il lettore ne ricava è anche una distanza tra pittura e pensieri, perché essi non rappresentano una sorta di manifesto programmatico che il pittore si dà prima di cominciare il suo lavoro, ma quel che resta a lavoro terminato, quando il dipinto ha assorbito ogni energia. In questo scarto, in questa visione dello sforzo compiuto, osserva Fourcade, sta il portento del Matisse scrittore. Il dialogo che scritti e pensieri mantengono con l’arte è «ingenuo, reticente, turbato». In Matisse c’è persino la rabbia «di essere costretto a rimanere, in quanto scrittore, inaccettabilmente alla periferia, come se si fosse potuto avvicinare, con un mezzo diverso dalla pittura, a un centro che solo la pittura ha scoperto ed espresso come tale».