cm. 20,5 x 14, pp. 128, brossura, in ottime condizioni.
L’atteggiamento di Stepinac nei confronti degli Ustascia potrebbe essere attribuito alla paura anticomunista innata, comune alla gerarchia vaticana, che temeva che l’avanzata dell’URSS nei Balcani e nell’Europa Centrale avrebbe portato a un’enorme calamità e alla distruzione della civiltà cristiana. In questo contesto, il patriota Stepinac ha accolto con favore il nuovo assetto politico che elevava la Croazia a baluardo della cristianità. Durante il primo anno del regime, l’arcivescovo probabilmente credeva che le atrocità fossero il risultato di gruppi isolati di Ustascia, non riconducibili a nessuna autorità se non alla loro sete di crudeltà. Tuttavia, quando si rese conto che le sue prese di posizione non avevano alcun effetto e che le rassicurazioni formali non portavano a cambiamenti sostanziali, iniziò a prendere coscienza della vera natura di Pavelic. Iniziò quindi a denunciare pubblicamente il comportamento del regime, cercando una buona relazione con i serbi e vedendoli come esseri umani anziché come bestie selvagge.