cm. 29 x 18, pp. 190, brossura, in ottime condizioni.
Il patrimonio iconografico della miniatura è di una ricchezza senza confronti, e la contiguità fra testo e immagini è comunque molto stretta. Tutto ciò rende particolarmente fruttuose le ricerche iconografiche. Tuttavia non bisogna cadere nell’inganno di crederle semplici: la contiguità fra testo e immagini non rende automatica la decifrazione dei contenuti, perché le due parti possono avere percorso, passando da una recensione all’altra, un cammino diverso e indipendente. Quante siano le difficoltà di una ricerca iconografica nell’ambito delle più antiche recensioni miniate dei testi cristiani è ampiamente dimostrato in questo volume da Massimo Bernabò, così come Isa Ragusa ci offre un esempio della complessa esegesi testuale tipica di un filologo, per giungere poi alla decifrazione dell’agiografia figurata. Della ricchezza inventiva e interpretativa delle fonti testuali che, prescindendo dall’immediato commento figurativo, costituiscono comunque un costante serbatoio di idee per gli artisti, è testimonianza il tema dell’”Hortus conclusus” esaminato da Mirella Levi D’Ancona prima sulle fonti, evidenziandone la grande ricchezza interpretativa, poi sulle immagini. Ma la dimostrazione che la miniatura costituisce un settore disciplinare di vasta portata e perfino “autosufficiente”, come la pittura, deriva dal fatto che sui codici miniati si possono esercitare la stessa analisi stilistica e lo stesso esame critico e attributivo che è tipico delle arti maggiori in quanto che in questo ambito le opere sono ritenute creazioni sempre originali. I saggi sul Maestro del Natura Deorum o su Ι don della Gatta sono condotti secondo un metodo filo logico puro. Nel caso del singolarissimo Erbario ms. 196 della Biblioteca Statale di Lucca invece è stato applicato un sistema interpretativo di misure auree e di corrispondenze geometriche, caro a Carlo Ludovico Ragghianti e alla sua scuola. La miniatura è comunque una disciplina giovane, alla quale con vengono ricerche sistematiche, e converranno sempre fino a che non siano state esaurite. In questo volume lo studio sul nucleo dugentesco degli statuti e delle matricole datate conservato nell’Archivio di Stato a Bologna corrisponde a questa esigenza; ed ha servito anzitutto a mettere in evidenza la costante problematicità delle date apparentemente certe. I pregiudizi che hanno profondamente falsato il giudizio storico generale sulla scarsa importanza della miniatura italiana provengono dalla impermeabilità fra gli studi sulla miniatura italiana e su quella straniera. Per questo isolamento la miniatura italiana, non è stata riconosciuta secondo i suoi meriti assolutamente eccezionali. Per converso il generale isolamento della storia della miniatura italiana non ha aiutato a mantenere un confronto a livello europeo, che sarebbe stato sicuramente stimolante.