cm. 24 x 17, pp. 318, brossura, in ottime condizioni.
Mario Muccini nasce a Livorno il 5 marzo 1895. Conseguita la maturità liceale, e con l’Italia in procinto di entrare in guerra, viene richiamato alle armi come ufficiale di complemento ed effettua il servizio di prima nomina all,88° Reggimento fanteria “Friuli” a Livorno col grado di sottotenente. Partecipa alla Grande Guerra arrivando in zona di operazioni nell’ottobre 1915 e venendo assegnato al 147° Reggimento fanteria “Caltanissetta”. Con tale reggimento affronta la guerra fino alla rotta di Caporetto, venendo nel frattempo promosso tenente, ferito due volte e ricevendo due Medaglie al Valore: una di Bronzo sul Pal Piccolo (1916) e una d’Argento sul Mrzli (1917). Subito dopo Caporetto viene promosso capitano e, essendo il 147° dissolto, viene trasferito per breve tempo al 32° “Siena”, all’88° “Friuli” e infine al 36° “Pistoia”, dove rimane fino alla fine della guerra e al congedo. Nel primo dopoguerra consegue una prima laurea in giurisprudenza nel 1920 e una seconda in lettere nel 1923, lavorando nel frattempo come impiegato di banca a Modena e ufficiale di dogana a Pisa. Sempre nel 1923 si sposa e negli anni seguenti diventa padre di Franca e Annamaria. Come la maggior parte dei reduci egli vede di buon occhio l’avvento del fascismo e a tal proposito, nel 1954, scriverà di se stesso una frase lapidaria che riassume egregiamente la società italiana del ventennio e del secondo dopoguerra: “Sono stato fascista come tutti gli altri; ora non lo sono più, come tutti gli altri”. Vinto un concorso per l’insegnamento, Mario Muccini intraprende la carriera di insegnante dapprima all’Aquila e poi a Palermo, dove, nel 1930, viene nominato preside e successivamente, nel 1936, prefetto della scuola (l’odierno provveditore agli studi). Con tale carica inizia un pellegrinaggio su e giù per l’Italia passando per le sedi di, in ordine: Trapani, Mantova, Bergamo, La Spezia, nuovamente Palermo, Bologna. Nel 1944, al momento della nascita della Repubblica Sociale Italiana, si trova a Padova dove sceglie di continuare a lavorare per il Ministero dell’Educazione Nazionale. Per tale motivo, finita la guerra, subisce il processo di epurazione da cui ne esce discriminato e reintegrato in servizio. Nel 1948 è provveditore a Savona, quindi a Grosseto, alla Spezia e infine a Venezia. Mario Muccini muore a Firenze il 3 giugno 1961 all’età di 66 anni. Oltre a “Ed ora, andiamo!” ha pubblicato altri due lavori letterari: nel 1954 il libro “All’insegna della civetta”, che racconta i giorni dell’epurazione seguiti alla caduta della RSI; nel 1959 una novella dal titolo “Il merlo bianco” apparsa sul trimestrale di prosa e critica “Narrativa”, che tratta della vicenda di un professore della provincia siciliana che parte per Roma, dove lotta contro la burocrazia ministeriale per cercare di evitare il suo trasferimento al nord.