cm. 29,5 x 21, pp. 92, legatura a doppio punto metallico.
I tre maggiori raggruppamenti alavi che popolano attualmente la penisola balcanica sono i Croati, i Serbi ed i Bulgari che esibiscono una spiccata parentela linguistica Tra Serbi e Bulgari vi è una identità religiosa e in certo parallelismo nella rispettiva evoluzione storica, mentre un’identità linguistica vi è Serbi e Croati, separati peraltro da una storia totalmente diversa: cattolicesimo ed ortodossia vennero infatti a separarli spiritualmente già nel 732 in seguito al contrasto sull’Iconoclastia e definitivamente dallo Scisma d’Oriente, nel 1053.
I Bulgari ed i Serbi ebbero una storia iniziale comune durante il primo regno bulgaro, furono assoggettati dapprima alla dominazione bizantina, e, con l’indebolimento di questa risorse il secondo regno bulgaro e poté svilupparsi il regno serbo sino al suo apice con l’impero effimero di Duscian. Per lungo torno di secoli furono marche di frontiera fra Bisanzio e Roma, finendo poi dal XV secolo al XIX sotto la dominazione ottomana. L’appoggio dell’Impero Zarista fu determinante per la loro indipendenza nazionale
I Croati furono assoggettati al regno d’Ungheria sin dal secolo XII, e dai Turchi solo fra il 1526 e il 1599, entrando poi nell’orbita dell’assolutismo austriaco per tramite ungherese sino al 1918 quando vennero annessi al regno serbe, iniziando una difficile convivenza finita giù nel 1941 e poi nel 1991. In questo studio i Croati, come pure gli altri popoli dell’ex Jugoslavia entrano solo marginalmente. Lo scopo precipuo è di comprendere il nazionalismo serbo, conservatosi sotto il regime di Tito (che salì al potere sfruttandolo e poi controllandolo), riesploso virulento dopo la sua morte (1980) a cominciare dalla repressione nel Kosovo nel 1981 e culminando coll’ascesa di Miloscevich (’89).