cm. 29 x 22,5, pp. 268, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Non è affatto azzardato affermare che gli artisti che esposero a Ca’ Pesaro a partire dal 1908 costituirono il primo nucleo di avanguardia nella storia dell’arte moderna italiana. Con essi – con Gino Rossi, Arturo Martini, Pio Semeghini, Ugo Valeri, Umberto Moggioli, Tullio Garbari, e con Felice Casorati e lo stesso Boccioni prefuturista – una ventata di primavera venne a sommuovere lo stantio paesaggio di un’arte che soggiaceva ormai a schemi linguistici scontati, irrimediabilmente provinciale.
Con essi, l’orizzonte si ampliò e le esigenze di un dialogo europeo si fecero sentire con tutto il peso della loro legittimità: in una parola, il corso di un concreto rinnovamento prese avvio, diventando irreversibile.
In questo libro, Carlo Munari si sofferma innanzi tutto a descrivere lo sfondo socioculturale in cui operarono gli artisti di Ca’ Pesaro, per dedicare quindi ai maggiori fra essi separati profili critici e per ricordare infine quanti furono al loro fianco nelle stagioni della battaglia, i quali non sono alla fine da ritenersi dei minori ma piuttosto degli artisti che, a un certo momento, altre strade intrapresero, altri obiettivi si prefissero.
Ciò che metteva conto di essere rilevato sono tuttavia i tempi e i modi con cui una cultura andava sviluppandosi per merito dei capesarini, sulla investigazione critica operata da una parte su Van Gogh e Gauguin, dall’altra sui modi del Secessionismo mitteleuropeo.
In giusta luce, inoltre, viene posta dall’autore la figura di Nino Barbantini, il critico, lo scrittore, l’uomo di cultura dal gusto vigile e attento, dall’intuizione felice, dalla curiosità intellettuale di continuo eccitata, che la barca di Ca’ Pesaro seppe condurre anche in acque non sempre tranquille. Risulta in tal modo evidenziata una pagina poco nota dell’arte italiana. Una pagina forse dimenticata: non si deve scordare infatti che al silenzioso agire dei capesarini faceva riscontro, negli stessi anni, l’incandescente polemica dei futuristi, che tutte le cronache occupò.
Il libro si risolve dunque in un giusto riconoscimento del valore dei singoli e dell’importanza del gruppo. La prefazione di Diego Valeri assume, poi, un significato del tutto particolare: fratello del pittore Ugo, della vicenda di Ca’ Pesaro Valeri rimane infatti il testimone più attendibile.
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