cm. 21,5 x 14, pp. 304, brossura con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Grazie alla recente pubblicazione di un vasto materiale inedito, questo libro ripropone al lettore di oggi l’opera di Antonio de Giuliani, che già quarant’anni fa Benedetto Croce aveva presentato all’attenzione della critica e a cui, più di recente, Franco Venturi ha dedicato ampio spazio nella collana ricciardiana degli «Illuministi italiani». Testimonianza singolare e significativa della cultura politica austriaca tra due secoli, il pensiero di Giuliani interpreta le esigenze e gli ideali del mondo asburgico tra il riformismo giuseppino e l’era metternichiana. Una concezione dinamica dell’«ordine» economico lo induce a prospettare la cruda realtà dell’«esauribilità delle risorse» a una civiltà che crea sempre nuovi bisogni e vanamente confida in un indefinito aumento, nel progresso, del benessere individuale e collettivo. L’idea della caducità delle fortune politiche ed economiche degli Stati e della necessità delle leggi della natura sopra il volere dell’uomo lo porta così ad opporre la «diffidenza» al fiducioso ottimismo giuseppino. Sulla base di questa stessa posizione di pensiero egli può d’altra parte suggerire all’Austria della Restaurazione un ideale di operosità e di ordine, che esprime l’essenza più autentica di una società che ritrova nella «mediocritas» la sua misura di vita, e può così proporre una linea di azione politica che prelude ai primi grandi disegni «mitteleuropei» della metà dell’Ottocento.