cm. 17,5 x 11, pp. 762, copertina rigida con astuccio, in ottime condizioni.
Gli Inglesi in America: ovvero i primi contatti che quella nazione nord-europea ebbe con un mondo sul quale avrebbe impresso, nel corso della storia, il segno della sua dominazione e della sua cultura, fino a fare un tutt’uno della civiltà sulle due sponde dell’Atlantico, non solo durante il periodo coloniale strettamente inteso ma anche ben al di là di esso. Le prime ipotesi, le prime esperienze, i primi entusiasmi e le prime delusioni, i tentativi di interpretazione, la ricerca del possesso intellettuale e poi fisico, il continuo confronto con l’alterità assoluta del Nuovo Mondo, e ciò da parte di un paese arrivato tardi sulla scena delle scoperte, civilmente arretrato e militarmente debole rispetto alle potenze europee che per prime avevano ripercorso la rotta di Colombo in un esodo di massa.
Molti dei problemi affrontati in questi approcci, molti dei metodi impiegati per risolverli, molte delle soluzioni adottate seguono le tracce di altri navigatori e conquistatori, ne riconoscono l’autorità e la maturità, entrano con essi in elaborata concorrenza. L’espansione moderna di un paese europeo non è mai un esperimento isolato, compiuto in un vuoto di riferimenti. È impossibile capirne la cultura senza operare continuamente un confronto con l’espansionismo di altri paesi. La trama inesauribile delle esperienze originali – Colombo che sbarca a San Salvador, Balboa che si affaccia sul Pacifico dal picco di Darien, Cartier sul San Lorenzo, il capitano Smith di fronte al gran capo indiano Powhatan – è sempre affiancata dalla trama ancora più fitta delle derivazioni e dei debiti reciproci, delle gelosie, dei prestiti, dei segreti conservati e dei segreti strappati, dei veti, dei silenzi.