Caratteristiche e condizioni:
cm. 19,5 x 12,5, pp. 214, copertina rigida con sovraccoperta, leggere bruniture alle sguardie, in condizioni molto buone.
Contenuto:
«Questo libro non è soltanto la cronaca, assidua ed autentica, della più terribile pagina della guerra fascista; è anche – ciò che più importa – la storia di un’esperienza che, per essere individuale, riflette nondimeno una svolta decisiva nella storia di tutti gli italiani. Proprio negli stessi giorni in cui i resti del Corpo d’Armata Alpino terminavano a Gomel e a Slobin l’odissea spaventosa della ritirata, scoppiavano in Italia i primi scioperi di massa: a Torino, a Milano. I primi giorni del marzo 1943, sui quali si chiude il diario di Nuto Revelli, sono legati da un rapporto fatale e necessario al 25 luglio, all’8 settembre». Così scriveva nell’immediato dopoguerra Emilio Castellani, presentando presso l’editore Panfilo di Cuneo questo diario, in cui è narrata giorno per giorno l’odissea degli alpini della «Tridentina» in Russia, sino alla tragica conclusione della ritirata. Su quella catastrofe, molte pagine, da allora, sono state scritte: eppure le annotazioni spoglie e disadorne che Revelli affidò al suo taccuino continuano a costituire una delle testimonianze più vive e indimenticabili.
Come scrive A. Galante Garrone, «il diario, nella sua tremenda nudità di stile, non è solo e non è tanto uno spietato e rovente atto di accusa contro le cricche degli alti papaveri politici e militari, e la criminale imprevidenza e impreparazione, le vergogne dei profittatori delle retrovie, la prepotenza disumana e sprezzante dell’alleato tedesco. È, prima di tutto, la tragedia dei “poveri cristi” gettati allo sbaraglio, beffati, traditi, e che pure, nello sfacelo immane di un esercito e poi di uno Stato, riscoprono in sé le ragioni profonde della dignità del vivere, del semplice valore umano. Così che l’acre invettiva sembra sciogliersi in accorata elegia, e tocca i vertici dell’epopea».