cm. 29 x 21, pp. 152, brossura, in ottime condizioni.
L’avvento della locomotiva nel XIX secolo segnò l’inizio della “seconda età del ferro”, sostituendo gradualmente il legno come materiale predominante. Il ferro fu utilizzato ampiamente nelle costruzioni di ponti e stazioni, ma l’applicazione sui veicoli ferroviari, come i carri e le carrozze, avvenne con ritardo. Questa transizione causò problemi di compatibilità tra i mezzi in ferro e quelli in legno, con conseguenti incidenti che danneggiavano il materiale trainato e mettevano a rischio la sicurezza dei passeggeri.
L’uso di convogli ferroviari con composizioni di materiale trainato in legno, ad eccezione dei tender delle locomotive, facilitò la rapida diffusione del treno. Tuttavia, durante gli incidenti, le fragili strutture in legno erano incapaci di resistere all’energia cinetica delle locomotive, che si scaricava sulle vetture e i carri, causando danni significativi. Le collisioni tra il ferro e il legno furono frequenti in quei primi decenni, rappresentando una sfida per la sicurezza.
Le immagini di quei tempi mostrano cumuli di rottami di carri e carrozze accatastati contro locomotive praticamente intatte. Nonostante le strutture lignee assorbissero l’energia degli urti, gli addetti alle macchine non uscivano quasi mai indenni dalle cabine. La massa del convoglio si scaricava sulle motrici, comprimendo i tender e mettendo a rischio il personale. Anche con l’introduzione della trazione elettrica, nuovi pericoli si presentarono per i conduttori, come il rischio di essere colpiti dal trolley captazione della corrente.
Già nel 1865, la Legge sui Lavori Pubblici prevedeva sanzioni per i macchinisti o i conduttori che abbandonavano il loro posto durante la corsa del convoglio. Questo timore di incidenti ferroviari portò a divisioni nell’opinione pubblica, con alcuni favorevoli e altri contrari alla ferrovia. Anche la Chiesa manifestò preoccupazioni rigu