cm. 20,5 x 12, pp. 162, brossura, in ottime condizioni.
A me la parola calendario non evoca come prima cosa un album di generose fotografie di belle figliole, ma un elenco di nomi di città “da fare” una settimana dopo l’altra in tournée. A teatro gli anni si chiamano stagioni. Quelle di una compagnia come la mia finiscono in un calendario che si “chiude” prima possibile per organizzare meglio le prove, gli spostamenti e le trasferte. Così, di solito, riesco a sapere con mesi di anticipo dove sarò e cosa farò quasi giorno per giorno. Non c’è niente di straordinario in questo, però le annate del teatro, così come quelle dei vini, non sono tutte uguali. Non si può prevedere esattamente la qualità del vino che verrà; tanti fattori interni ed esterni influiscono sul risultato. L’anno passato è quello del Bestiario Veneto. Ho provato a raccontare di come nell’arco di un anno teatrale (più breve di quello solare) lo spettacolo si è modificato attraverso il viaggio e la ripetizione giorno per giorno, città dopo città. Ho cercato di tener dentro al racconto anche gli incontri e i fatti che più avevano contribuito al risultato di quell’annata. Incontri con Zanzotto, Rigoni Stern, Meneghello e vicende di quei mesi come la guerra in Kosovo. Mi sarebbe piaciuto mettere il titolo in dialetto, ma è difficile tradurre in scrittura il suono dell’espressione “L’ano pasà”, intanto per il suono marcato di quella s, anche senza la doppia e poi perché qualcuno avrebbe potuto pensare a un album di nudo posteriore da calendario. Non so se il quaderno metta a nudo l’autore, ma so che, almeno in mutande, nel corso della stagione passata ci son finito davvero: in piazza a Treviso con tutta l’orchestra che suonava contro la chiusura del Teatro Comunale e la gente che piangeva di rabbia e commozione. Anche per questo per me l’anno passato va raccontato.