cm. 20 x 14, pp. 446, brossura, lievi tracce d’uso, in buone condizioni.
Il tema dell’anomalia italiana rispetto al contesto europeo è un leitmotiv storico e culturale, radicato negli studi e nei manuali, che persiste nel tempo. Questa narrativa sostiene che, priva di una Riforma Protestante, di una borghesia influente, di una rivoluzione politica significativa e di un romanzo nazionale, l’Italia soffra di una carenza cronica di identità e della capacità di raccontare questa identità, elementi fondamentali nell’epoca moderna.
Secondo Michail Bachtin, il romanzo ha la capacità di “romanzizzare” l’intera letteratura, trasformandola e arricchendola. Tuttavia, nell’era del nuovo imperialismo culturale, che confonde e sovverte i confini tra i generi letterari, il ramo italico sembra meno rigoglioso, meno in grado di competere in questo dinamico panorama. Nonostante ciò, l’Italia trova nuove energie creative attraverso l’adozione di un approccio eterodosso e polifonico, tipico del romanzo, che abbraccia forme diverse di scrittura quali l’oratoria, le causerie morali, l’autobiografia, i libretti d’opera, le novelle, i racconti di viaggio, le lettere e la prosa scientifica.
La proposta storiografica presentata offre una visione unitaria degli sviluppi letterari italiani, tracciando una linea che si snoda attraverso il Barocco fino a giungere alle soglie del ventunesimo secolo. Questa visione è simboleggiata da un’icona circolare, metafora di nostalgia e assenza, al cui centro si trova una figura elusiva: il perenne Narciso, che è anche sempre lo Straniero. Quest’immagine evoca la complessità e la continuità dell’identità narrativa italiana, segnata da una ricerca costante di sé stessa e da una profonda riflessione sulla propria posizione nel mondo.