cm. 21,5 x 14,5, pp. 188, copertina rigida con sovraccoperta e acetato, in ottime condizioni.
Coerente con il significato più vero delle Ceneri di Gramsci, questa nuova raccolta di Pasolini continua una poesia che è traduzione, trascrizione stilisticamente mimetica di uno scatto morale originatosi nel buio della coscienza, prima ancora che come reazione alle bugiarde ideologie dei poteri costituiti, come confuso e indifferenziato impulso biologico: un angoscioso atto d’amore per l’uomo, per la sua condizione grottesca, per le sue opere povere e umiliate.
Nel nuovo libro, a contatto con i temi di volta in volta proposti dalle mutate situazioni storiche, l’impegno etico dello scrittore, anziché cadere prigioniero delle cose e degli eventi e impaludarsi insomma in una sterile casistica, non ha mai cessato di svilupparsi secondo linee sue peculiari ed intrinseche, con la monotona, terribile regolarità, appunto, dei processi biologici; questo spiega come la moralità di Pasolini, sul piano della discussione culturale contemporanea, abbia potuto mantenere intatto attraverso logoranti polemiche il primitivo valore dialettico e rimanga quindi preziosa, insostituibile moneta di scambio.
Assai più importante, però, che questa moralità, risolvendo di getto, per tensione inesausta, i nodi del problema linguistico e stilistico della nostra “giovane poesia”, si configuri in tutta una serie di pagine forti e commosse, ora abbandonate alla passione feroce, ora riportate, a fatica, con pena, nell’esercizio di un raziocinio inquieto e senza pietà; pagine che della miseria dell’uomo fanno una religione altissima e disperata.