cm. 19,5 x 11,5, pp. 176, brossura, in ottime condizioni.
Come leggere oggi le «Ceneri di Gramsci»? La fiducia che molti hanno avuto nel Partito come intellettuale collettivo, nella marcia lenta ma sicura del socialismo che rendeva poco interessanti i problemi personali, quella fiducia si è incrinata, si è riempita di dubbi e di fughe. Quella fiducia rendeva facilissimo (e riduttivo) leggere un libro come le Ceneri, superarlo» intellettualmente e ideologicamente: esso rispecchiava le resistenze-comprensibili e commoventi di un intellettuale borghese incapace di rinunciare alla propria passione estetica e sensuale. Ma forse altrettanto riduttivo è leggere le «Ceneri» come il libro di un intellettuale che ha capito la forza divorante di ogni Potere, e rivendica le potenzialità eversive del desiderio. Si potrebbe prendere spunto da questa riedizione (dove il percorso è arricchito da alcune varianti e alcuni inediti) per tornare a leggere le «Ceneri» soprattutto come un romanzo, in cui l’intellettuale protagonista gioca la scommessa di un doppio amore, o di una doppia insofferenza. La conclusione pessimistica del romanzo segnala una mancanza storica: da una parte manca la possibilità di sperimentare liberamente la ricchezza e varietà dell’amore, dall’altra manca un’utopia rivoluzionaria – strutturale e non semplicemente immaginaria – capace di rinnovare anche la morale. La straordinaria tenuta poetica dei poemetti – il senso mistico dell’infinito, la tenace vocazione argomentativa e la musicalità del miscuglio – testimonia quanto profondamente (più forse che in altri, espliciti e clamorosi, sviluppi) quella mancanza sia stata sofferta nella mente come nella vita.