cm. 24 x 17, pp. 610, brossura, in ottime condizioni.
È possibile che, per quanto riguarda la teologia, il secolo XX passi alla storia come il secolo della teologia della storia. Intorno al 1950 la storia si impone quasi con prepotenza alla riflessione in parecchi modelli di teologia cattolica e il concilio Vaticano II (1962-1965) crea di fatto l’espressione storia della salvezza. La presente ricerca esamina il ventennio più significativo della produzione cattolica sul senso e sul significato della storia (1950-1970). Il corpo della ricerca si struttura nell’analisi delle opere di 37 autori sulla teologia della storia. La conclusione dell’Autore: Ciò che cambia nella teologia non è il riferimento costante alla storia della salvezza, ma il posto e il valore che a questa si desiderava attribuire all’intero della teologia.
La teologia della storia permette il recupero dell’unità del sapere teologico per la forza strutturante che in essa assume il riferimento cristologico e soteriologico e per l’articolazione che la cristologia e la soteriologia assumono rispetto alla teologia trinitaria e all’escatologia.
«O. Cullmann scriveva: “Il nostro sistema cronologico non conta gli anni partendo da un certo punto iniziale e seguendo una numerazione che progredisce unicamente verso il futuro… Esso non parte da un punto iniziale, ma da un punto centrale. Questo centro è un fatto accessibile alla ricerca storica e può venire fissato cronologicamente, se non con estrema precisione, almeno con uno scarto di anni: la nascita di Gesù Cri- sto di Nazareth». Che lo storico possa trovare in questa datazione uno dei capovolgi- menti epocali della storia è giustificato. Per il teologo, però, il fatto assume un’importanza differente e più profonda. Per la teologia, infatti, l’evento significa che tutta la storia viene ora compresa e giudicata a partire da questo momento; il senso del movimento della storia e il suo cammino verso un fine ultimo e definitivo sono verificabili nella persona di Gesù di Nazareth. «Questa ricerca è importante perché mostra la centralità di Cristo come senso unico e definitivo che viene offerto alla storia. (…) Il valore che questa ricerca assume per l’intelligenza della fede è senza dubbio qualificante»