cm. 22,5 x 17, pp. 230, brossura, in buone condizioni. Con dedica autografa dell’autore.
Per chi ha letto “Elegia per un Villaggio Morto, ed ora si ritrova nelle mani questo “Un Comune, La Comune; II Terremoto”, non sarà difficile tracciare analogie, riconoscere caratteri e confrontare eventi ricorrenti. L’uno e l’altro, sebbene siano così differenti per la straordinarietà stessa di un cataclisma che costrinse per qualche anno il friulano tipo ad assume re una nuova dimensione, sono però accomunati da quel “quid”definito da Ottorino Burelli, un raro esempio di “friulanità”.
In questo nuovo romanzo non più il respiro sempre uguale, di millenni di generazioni contadine ancora racchiuso tra le rovine del villaggio abbandonato ma tutte le contraddizioni e gli adattamenti di una fase di transizione nel moderno, esplose improvvisamente all’alba del 7 maggio 1976.
Trascorso il decennio, non era possibile lasciare il Friuli, senza una testimonianza artistica di un avvenimento che nel bene e nel male ne ha modificato radicalmente il volto. Uno che nel terremoto c’è stato prima e dopo, può affermare serenamente che nessun scrittore della Regione poteva tentare tanto.