cm. 24,5 x 20,5, pp. 128, brossura, in ottime condizioni.
NEL SECOLO DEI LUMI si afferma con forza un nuovo ceto che fa della misurazione e della stima il centro della propria attività professionale, in una società ancora legata a modelli tradizionali – dove la terra è il principale fattore di produzione, la più solida base di ricchezza nonché il maggiore fondamento del potere – l’opera del perito agrimensore non solo garantisce la correttezza dei rapporti fra privati, ma fornisce anche al poteri locali quegli strumenti tecnici che sono alla base di un’amministrazione moderna.
È un mondo dove il bisogno di precisione si unisce ad un gusto tutto settecentesco per l’eleganza esteriore, in cui cioè il bisogno illuministico di descrivere la realtà per conoscerla e capirla non è affatto incompatibile con l’aspirazione all’ordine, alla chiarezza e all’eleganza esteriore. Il risultato sarà una sintesi riuscita di forma e sostanza, che vivrà il suo momento più alto pochi decenni prima che la realizzazione dei grandi catasti sacrifichi l’estro e la personalità individuale all’adozione di un linguaggio tecnico ormai pienamente normalizzato. Il libro non si limita ad un’analisi puntuale dei contenuti, ma utilizza i documenti cartografici come fonti per la ricostruzione di una vera e propria cultura del lavoro: non solo le conoscenze tecniche necessarie, ma anche le norme e le regole non scritte, le consuetudini, i meccanismi di trasmissione del sapere, il molteplice gioco di compromessi che nasceva dal confronto con i desideri e le aspettative dei committenti. Un mondo vivo, fatto di uomini reali nel loro contesto ambientale.