cm. 19 x 13, pp. 276, brossura, lievi abrasioni al piatto, in buone condizioni.
Il lavoro della Philippson si colloca nel filone di ricerche sul mondo classico che negli anni venti e trenta – con Kerényi, Lévy-Bruhl, Dumézil, Walter Otto e lo stesso Jung – si sono concentrate sul mito come chiave per penetrare nel cuore di quella cultura. La nascita della filosofia e della scienza occidentali. osserva la Philippson, è stata preceduta. come da una fase preparatoria che già ne contenesse i germi, dalla visione mitica del mondo, tipica dei greci. Questa mitologia realizzava l’esigenza congenita allo spirito umano di portare unità nella sconcertante moltitudine delle forze e dei fenomeni che lo circondano, e di cogliere il coerente ordinamento del mondo nei rapporti genealogici di figure divine. Il pensiero logico-concettuale. dunque, nasce direttamente dalla visione mitica e irrazionale: già in Omero o in Parmenide le immagini mitiche hanno la funzione di esprimere ciò che il pensiero logico non è in grado di enunciare. Il primo dei tre saggi raccolti nel volume, II tempo nel mito, tratta del mito quale forma di conoscenza della rivelazione dell’eterno essere divino nel divenire temporale. Il secondo saggio indaga, sulla traccia della Teogonia di Esiodo vista come documento fondamentale della cultura ellenica, il significato della genealogia quale principio formativo dell’ordinamento del cosmo. Il terzo saggio, – dedicato alla mitologia tessalica, è un tentativo di arrivare fino alle concezioni più antiche delle divinità greche, quali esse si sono formate nei primi secoli del secondo millennio a.C. nella regione tessalica, e di seguire la loro trasformazione in divinità della religione di Zeus.