Caratteristiche e condizioni:
cm. 21 x 14, pp. 274, brossura, nota di possesso a penna, in ottime condizioni.
Contenuto:
Versione latina della perduta traduzione “de arabico in hispanicum” – redatta alla Corte di Alfonso X il Saggio nel 1256 – dell’originale opera del X secolo (Ghāyat al-hakim, ossia “Il fine del saggio” dello pseudo Maslama al-Magriti), Picatrix rappresenta senza dubbio il testo più diffuso della magia sia teorica che cerimoniale dell’intera cultura esoterica dell’Occidente.
L’opera, una esauriente summa antologica della magia antica e medievale, compilata in terra di Spagna fra il 1047 e il 1051, forse a partire da un più antico testo ermetico, ebbe un posto preminente nelle biblioteche dei maggiori filosofi dell’età umanistico-rinascimentale, da Marsilio Ficino a Pico della Mirandola, da Leonardo a Filarete, da Rabelais a Campanella.
Bollata come opera empia, Picatrix divenne ben presto il manuale satanico per eccellenza. Il suo autore, inizialmente confuso con Ippocrate, venne definito al contempo “Rettore della Facoltà diabolica” e “il più eccellente astrologo che vi sia”. Per il grande pensatore arabo Ibn Kaldum, il Picatrix era “il trattato di magia più completo e meglio costruito”.