cm. 21 x 15, pp. 214, brossura, timbro di appartenenza, in condizioni molto buone.
A Trieste la parlata slovena da più di un secolo ha vita difficile. Da quando cioè, sotto la spinta di quel grande movimento che Milan Prelog, uno storico croato, definì la «rinascenza slava», usci dal privato e cercò di assumere un ruolo pubblico. La fine del ‘700 e la prima metà dell’800 vide ro un fenomeno eccezionale che influì in maniera determinante su tutto il corso della storia europea. Le diverse nazionalità slave della monarchia absburgica, ma anche quelle dell’impero ottomano, conobbero, grazie al potere fecondante dell’illuminismo e del romanticismo, ma anche in seguito alla rottura dell’antico immobilismo politico, provocata dalle guerre napoleoniche, una prorompente fioritura culturale. Dappertutto, in Boemia, in Slovacchia, in Croazia, in Serbia ed evidentemente anche in Slovenia, si potè osservare un nuovo fermento intellettuale, una nuova attenzione alla lingua del popolo, alle sue tradizioni e al suo passato storico..
A questo fenomeno non rimase estranea neppure Trieste, sebbene an che per la sua popolazione slovena, come per quella italiana, si potesse affermare che era dedita soprattutto agli affari, ai commerci, e ben poco tempo o interesse aveva per il mondo della cultura. Fu lo scossone del 1848 a portare allo scoperto quelle forze slovene che da tempo si stavano raccogliendo nonostante la vigilanza del regime di Metternich. Alla fine di quel l’anno venne aperta infatti a Trieste una «Società slava» (Slavjansko društvo) che, come era già successo in Italia con simili istituzioni, voleva essere un centro di raccolta per tutti coloro che erano animati da spiriti patriottici. Poco più tardi cominciò ad uscire anche lo «Slavjanski Rodoljub» (Il patriota slavo), il primo giornale in lingua slovena a Trieste. Esso non riuscì a sopravvivere al crollo della rivoluzione, tuttavia nei pochi numeri della sua breve esistenza (marzo-agosto 1849) mise a fuoco alcuni problemi che a lungo avrebbero condizionato la vita degli Sloveni di Trieste: il problema della scuola, quella dell’uso della loro lingua nella vita pubblica e quello in fine, che poi riassume gli altri due, del rapporto con la maggioranza italiana della città. Lo «Slavjanski Rodoljub» chiedeva infatti in maniera molto decisa l’istituzione delle scuole con lingua d’insegnamento slovena, l’introduzione dello sloveno nell’amministrazione, e, soprattutto, un rapporto di uguaglianza con gli Italiani, accusati di guardare gli Sloveni dall’alto in basso e considerarli come inferiori, buoni semmai per i lavori più umili e pesanti.