cm. 18,5 x 12, pp. 268, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Primo fra i libri di cucina divulgati a stampa, più che a questo appariscente titolo d’onore Il piacere onesto e la buona salute deve il successo che lungamente lo ha accompagnato al fatto di essere la summa del sapere gastronomico nel secondo Quattrocento: non un semplice prontuario e neppure un compendio, bensì una trattazione sistematica dell’arte cucinaria, della dietetica, dell’igiene alimentare, dell’etica dell’alimentazione e dei piaceri della tavola, di tutto ciò che con singoli apporti avevano illustrato in materia le scritture di epoche precedenti; una trattazione organizzata secondo un criterio che prevedeva l’alternanza di prescrizioni di carattere esecutivo e di moralità pertinenti agli atti della nutrizione, oppure la contestualità delle une e delle altre e di avvertenze intorno alla natura degli alimenti, al loro potere nutritivo e curativo, con annesse indicazioni e controindicazioni. Benché non esibisca un repertorio di ricette inedite o diverse dalle precedenti, Il piacere onesto propone poi nuove istituzioni del gusto facendo convergere nel costume della «continenza nel vitto» l’appagamento di quel «piacere che nasce dalle azioni oneste» e che «conduce alla felicità, così come la medicina restituisce la salute all’ammalato». Il che è strettamente connesso non soltanto alle personali concezioni del Platina, ai suoi tentativi di sincretismo fra tradizione cristiana e pensiero stoico ed epicureo, ma anche alla destinazione del suo trattato, il quale è rivolto a fruitori socialmente classificabili nel ceto medio-alto, a una élite borghese intellettualmente e moralmente preparata a recepire il suo discorso e a renderlo operativo nella pratica quotidiana.