5 voll. con cofanetto, cm. 22 x 13,5, alcuni segni di evidenziatore giallo, in buone condizioni.
La filosofia, nella concezione platonica come e più che nelle altre “scuole” antiche, è vocazione e pratica totalizzante, che impegna senza residui l’intero individuo. E in un sistema votato alla massima integrazione degli strumenti didattici la compresenza di insegnamento orale (i corsi dell’Accademia) e circolazione scritta lascia immaginare che Platone riconoscesse ai propri “libri” un ruolo ipomnematico, di supporto materiale alla vera attività filosofica, affidata primariamente alla parola orale, divina “ostetrica” di concetti che iniziano alla luminosa visione della realtà in sé.
Il libro come corredo dell’insegnamento e della dialettica orale, dunque. E, quindi, libri destinati forse anche alla diffusione esterna (per cogliere l’opportunità di acquisire ulteriori spazi comunicativi alle linee del proprio programma intellettuale ed educativo), ma eminentemente diretti a circolare tra i propri allievi. Libri non per tutti, ma per i pochi che da soli», dice l’Epistola vi (341e), «possono progredire fino in fondo alla ricerca», per i quali i libri di filosofia possono servire, appunto, come la scintilla, la ὑπομνηματικὴ ὑπόθεσις, la piccola indicazione di cui necessitano per spiccare un volo più alto. E ancora la medesima “indicazione”, credo, che nei libri di Platone cerca, e immancabilmente trova, ogni moderno lettore di Platone.