cm. 20 x 13, pp. 364, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Con le Vite di Temistocle e di Camillo, a cura di Carlo Carena, Mario Manfredini e Luigi Piccirilli, la Fonda zione Valla prosegue l’edizione di tutte le Vite di Plutarco, in un nuovo testo critico e con un ampio commento scientifico.
In Temistocle, Tucidide scorse un supremo leader politico, capace di trasformare Atene da piccola città agri cola in impero marinaro; mentre i nemici videro in lui il simbolo di ogni vizio. Ai nostri occhi, Temistocle incarna nella sua figura tre singolari qualità umane: un’ambizione divorante, una bruciante passione per il potere e la gloria, che lo spinse a violare la «misura» raccomandata dai moralisti antichi; un’intelligenza astuta, duttile, tortuosa e labirintica, come quella di Ulisse (i Persiani lo definivano «una serpe greca dal dorso screziato»); e un carisma visionario, che gli apportava le rivelazioni decisive in sogno. Raccontandone la vita, come sempre gli accade quando si tratta di eroi della «dismisura», Plutarco esibisce le sue eccelse doti narrative: nessun lettore di questo volume potrà facilmente dimenticare episodi come l’abbandono di Atene, l’invasione persiana, la battaglia di Salamina, gli ultimi anni di Temistocle.
Con la Vita di Camille, Plutarco compie un altro dei suoi scavi nell’enigma di Roma arcaica. Camillo dedica un tempio a Mater Matuta, dea dell’aurora: egli è co lui che trionfa all’alba; e come Mercurio, di cui porta il nome, si serve del fuoco e del «furto» per avere il sopravvento sui nemici. Attorno a lui, una Roma tutta immersa nel prodigioso e nel sacro: laghi che straripano a causa di sacrilegi, statue che parlano e sudano, oracoli da interpretare, i segreti delle Vestali. Compaiono i Galli, minacciando Roma di irreparabile rovina: e Plutarco rappresenta la loro invasione come la storia della migrazione di gente del nord da luoghi ricchi d’ombra verso il caldo di un paese pianeggiante e insalubre.