cm. 21 x 14,5, pp. 174, brossura, in ottime condizioni.
Trieste può a buon diritto essere considerata uno dei principali «crocevia» d’Europa, nel quale vengono a confluire importantissime «vie» della cultura, dell’arte, della storia.
Sorta di «terra di nessuno» all’estremo limite meridionale della Mitteleuropa e «ultimo lembo» dell’Europa occidentale, Trieste ha fornito per secoli un asilo sicuro a esiliati politici e «culturali», ed è stata tappa d’obbligo per moltissimi celebri viaggiatori. Qui trovarono rifugio membri della famiglia Bonaparte, di quella dei Borboni e importanti personalità carliste; qui vissero o soggiornarono artisti, letterati, uomini di scienza quali Stendhal, Burton, Svevo, Joyce (i cui anni triestini costituirono l’humus dal quale sarebbero nati capolavori come l’Ulisse), Busoni, Léhar, Freud, Rilke ed Egon Schiele; Winckelmann vi venne addirittura assassinato. Massimiliano d’Absburgo, il romantico arciduca d’Austria che costruì il castello di Miramare, lasciò Trieste negli anni Sessanta dello scorso secolo per divenire imperatore del Messico, ma finì invece davanti al plotone d’esecuzione a Queretaro; mentre un altro Absburgo, l’arciduca Francesco Ferdinando, nipote di Massimiliano, parti da Trieste nel 1914 diretto verso la fatale Sarajevo. Infine, nel 1953, i moti sanguinosi che dovevano portare alla riunione della città all’Italia rischiarono di far scoppiare una nuova guerra.
Questo volume è il primo ad analizzare la città istriana sotto questi aspetti, presentandola così da un punto di vista totalmente nuovo; esso è un saggio colorito ed avvincente, che non potrà mancare non solamente nelle biblioteche di quanti amano viaggiare, ma anche in quelle di coloro che viaggiano «con la mente» appassionandosi alla storia, all’arte, alla letteratura e alla politica.