cm. 20,5 x 11,5, pp. 206, brossura, lievi tracce d’uso, nomi a penna sull’ultima pagina bianca, in buone condizioni complessive.
Sotto forma di trascrizione fantastica, di finzione magica e grottesca, di parodia erudita, i Materiali Inquietanti sono apparsi all’orizzonte della narrativa americana col decadere del realismo. È il tentativo di aggirare il termine di paragone della realtà esorcizzandolo, di istituire un commento cifrato e chiaroveggente: in definitiva, è la ricerca di una nuova mitologia del romanzo, che accomuna in una stessa lettura tendenziosa John Barth e Susan Sontag, Stephen Schneck e Thomas Pynchon.
Come in V., il romanzo che lasciò stupiti per la sconfinata invenzione narrativa, Pynchon intesse la realtà americana a una storia del passato, catalogo truccato e capriccioso dei misteri che ogni epoca eredita dall’epoca precedente. Il “Trystero”, il favoloso servizio postale clandestino di cui Oedipa Maas trova tracce in ogni canto – in uno pseudodramma giacobita risuscitato con prodigiosa sottigliezza ironica, in una collezione di francobolli, in tutte le varie categorie di diseredati, di maniaci, di saggi che desiderano comunicare in libertà – diventa la metafora di una clandestinità dell’esistere, di un’arbitrarietà dei linguaggi.
Una fiabesca assenza di causalità presiede al susseguirsi degli eventi; la coincidenza è assunta come motore narrativo in una profusione di significati. Se da un lato tende al romanzo-gioco incorrotto, “L’incanto del lotto 49” è una scatola di enigmi, minacciosi o divertenti, che rimandano a un’allegoria dell’inquietudine contemporanea.