cm. 27,5 x 22, pp. 302, copertina rigida, in ottime condizioni.
La ricerca di Alessandro Quinzi si è conclusa, con certezze, soprattutto nelle indagini sulla giovinezza del pittore – quella che Silvio Benco definiva “una specie di profondo Medioevo”, e questioni aperte, com’è normale, specie sull’ultima attività, quando più d’un nome si fa avanti: Augusto Tominz, il figlio pittore, quindi Giovanni Pagliarini e Placido Fabris, ma anche Natale Schiavoni e Mihael Stroj, gli allievi Luigi Capodaglio, Cristiano de Mayr, Francesco Malacrea, Giuseppe Giacomo Battich. Siamo grati allo studioso goriziano per l’applicazione con cui si è dedicato al suo lavoro, complice l’ottima conoscenza delle lingue slovena e croata, indispensabili nel la consultazione bibliografica, per un artista, fra l’altro, che ha fatto pure delle puntate significative a Lubiana. E siamo tanto più soddisfatti essendo questa la prima incursione della collana d’arte in un periodo storico lontano rispetto a quelli sinora considerati, al fine di riscoprire un’età che è come l’incunabolo moderno di Trieste, che si squaderna davanti a noi attraverso i suoi esponenti, di spicco e non: nostri simili, umanità del passato che si fa umanità nel presente.