Caratteristiche e condizioni:
cm. 30 x 21, pp. 168, brossura, in ottime condizioni.
Contenuto:
“Parlare dell’acqua, in una città come Trieste, muove nella mente diversi e distanti pensieri. L’acqua del mare, l’acqua invisibile ed energica che solca in profondità il Carso, l’acqua del canale che taglia gli assi viari del borgo teresiano, nato per ospitare i palazzi ottocenteschi di potenti mercanti. È proprio pensando al commercio, pratica che ha fatto di una cittadina arroccata sul colle di San Giusto e abitata da pescatori e piccoli agricoltori il primo porto dell’Impero austroungarico, che si può immaginare l’importanza dei mulini ad acqua, preziosi meccanismi di cui oggi il nostro territorio non conserva più traccia e, se non fosse per la cura del Club Alpinistico Triestino, ha rischiato di non averne neanche più memoria. Costruiti in varie epoche e sparsi su tutto il territorio provinciale, essi dovevano assicurare la macinatura delle granaglie per la popolazione locale e poi anche per provvedere alle necessità di derrate delle navi che giungevano in porto.
Occuparsi dell’arte molitoria nelle nostre terre significa ora non solo riflettere su una pratica ormai scomparsa, ma anche ricostruire uno spaccato socioeconomico che contribuisce a comprendere la storia di Trieste e del suo sviluppo.”