cm. 21,5 x 14, pp. 246, copertina rigida con sovraccoperta (qualche gora), in buone condizioni.
Dopo l’8 settembre un pugno di persone decise a continuare la lotta per la rinascita dell’esercito italiano forma il Primo Raggruppamento Motorizzato, nucleo del futuro C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione). È gente male in arnese, senza mezzi, la cui unità è subito ribattezzata, con indulgente ironia, «motoappiedata». Eppure proprio dalla cocciuta volontà di questi uomini, dal loro coraggio, nasce il primo argine al disfacimento delle forze armate. Essi dimostrano un piglio, una coesione e, di là di ogni retorica, anche un’audacia esemplari. I duri scontri di Monte Lungo, Monte Marrone, l’avanzata verso il fronte adriatico e gli altri episodi di cui si rendono protagonisti sono lì a dimostrare – a dispetto delle proibitive condizioni in cui versa la penisola, malgrado le inevitabili deficienze logistiche e operative e lo scetticismo alleato – che gli italiani sanno ancora combattere. È questa la vicenda di un piccolo esercito, nato e voluto al Sud, simbolo vivente della ripresa morale di una nazione arbitra del proprio destino. Ed è anche la storia di un anno di guerra con molte pagine tragiche, con le rovine dell’abbazia di Montecassino che si stagliano sullo sfondo, ma con episodi luminosi in cui questi protagonisti «laceri e scanzonati» si muovono progredendo da Sud a Nord, aprendosi con le armi la via della riscossa, salutari al loro passaggio da una popolazione impaurita, trepida, che non crede ai propri occhi quando vede un piccolo tricolore, un piumetto di bersagliere, o la penna nera di un alpino. E questo entusiasmo che induce gli anglo-americani a sciogliere il Primo Motorizzato e a dissolvere anche il suo erede diretto, il C.I.L. (frazionando in seguito gli italiani in gruppi di combattimento separati e distinti): il che non impedirà tuttavia alla storia di seguire il suo corso.