cm. 19,5 x 14, pp. 226, copertina rigida con sovraccoperta, leggere tracce d’uso, in buone condizioni.
Tra le non poche «relazioni» che di quella peste ci furono tramandate, questa ripamontiana ha la validità d’esser stata scritta da un uomo alieno da superstizioni e da infingimenti d’oscurantismo pietistico: condizione che non falsa la luce dei fatti narrati, piegandoli a divergenze mentali che risulterebbero oramai per noi insormontabili. Restando fermo ed inalterato il fantasma della nostra eterna miseria, in cui le sciagure si consumano nel tempo in vario modo a seconda della mente degli uomini, anche questa della peste come le altre sfocia in esempi di disumano e di sovrumano. Di realmente evidente, di veramente affidata all’eco del ricordo, vi è soltanto questa verità.