cm. 30,5 x 27,5, pp. 242, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Capa ha un influsso pericoloso perché ha perfezionato il trucco di far sembrare gaia, audace ed incantevole la vita tra le città bombardate e i campi di battaglia puzzolenti dei nostri giorni. La sua è una carriera di fuga: fuga dall’orrenda testimonianza delle sue macchine fotografiche. E una fuga che lo porta verso molte direzioni, ma sempre, inesorabilmente, verso lo stesso stile. E uno stile commovente, old-fashion e formalizzato, la cui prima ed unica regola è: stai allegro.
Come avesse potuto un giovane, che girovagava per gli orrendi bassifondi dell’Europa tra le due guerre, scegliere un motto ridicolmente cavalleresco come principio guida, probabilmente nemmeno Capa lo sa. Ed è difficile vivere secondo questo credo rigoroso ed esigente. Significa che non bisogna mai sembrar stanchi, occorre essere sempre pronti ad andare al prossimo bar o alla prossima guerra, non importa se è tardi o se la guerra è brutta. Significa che un uomo deve star seduto ad ogni tavolo di poker e “vedere” a ogni mano; deve perdere sei mesi di paga e pagar da bere il prossimo giro, prestar soldi senza pensarci sopra e chiederne in prestito molto cerimoniosamente, far coppia solo con donne molto belle, di preferenza quelle che appaiono spesso sui giornali; significa che uno deve sempre sapere dove comprare una bottiglia, anche nella città più a secco, e in quali ristoranti vengono servite le cene migliori, persino in tempo di carestia. Solo alla mattina, quando s’alza barcollando dal letto, Capa davvero dimostra che la tragedia ed il dolore attraverso i quali è passato hanno lasciato i segni su di lui. La faccia è grigia, gli occhi cupi e tormentati dai sogni oscuri della notte; ecco qui, finalmente, l’uomo la cui macchina fotografica ha scrutato così tanta morte e così tanto male, ecco qui un uomo disperato e sofferente, dispiaciuto, senza stile, di malumore. Poi Capa si beve una birra, forte e spumeggiante, si scuote, prova a incollarsi sulla faccia il suo sorriso da pomeriggio, scopre che funziona, capisce che ancora una volta avrà la forza di arrampicarsi su per la lucente collina della giornata, si veste e si mette in cammino, con noncuranza, attentamente spensierato, verso il bar “21” o lo “Scribe”, o il “Dorchester”, tutti posti ove quest’uomo senza dimora può sentirsi a casa, dove può ritrovare i suoi amici e divertirli, e ove i suoi amici sanno aiutarlo a dimenticare le amare, solitarie ore senza compagnia della notte appena passata e di quella che ha davanti.