cm. 21 x 15,5, pp. 136, brossura, lievi fioriture, in buone condizioni.
La monografia accurata e appassionata di Giulio Roselli sulla ferrovia Trieste-Parenzo rappresenta un contributo significativo per la comprensione di un periodo cruciale nella storia dell’Istria. Questo studio suscita grande interesse, soprattutto tra gli abitanti dell’Istria stessa, poiché riguarda una provincia italiana che è stata a lungo trascurata, vissuta sotto il dominio austriaco in un’epoca in cui le strade erano ancora primitive e insufficienti. Percorrere via terra la tratta tra Capodistria e Trieste era ancora possibile, ma andare oltre comportava notevoli difficoltà su strade strette, dissestate e talvolta impraticabili, con lunghi tratti fangosi e polverosi.
L’Istria si sentiva isolata dal resto del mondo, a partire dal ponte della Rosandra, dove il leone di San Marco si opponeva all’aquila bicipite dall’altra parte, simboleggiando le aspre contese tra la gloriosa Repubblica di San Marco e l’Impero asburgico che si erano svolte su quel ponte in passato. Man mano che ci si avventurava nelle strade istriane, partendo da Capodistria e attraversando luoghi come il cimitero di S. Canziano, la crociera di Gason, le ripide salite dietro Pirano e Castelvenere fino a Buie, le strade diventavano sempre più anguste, riducendosi quasi a stretti sentieri in cui passavano carri trainati da asini e rare carrozze che si avventuravano in lunghi viaggi fino a Buie e, eccezionalmente, verso località più interne o remote come Portole, Levade, Montona, Visinada, Visignano, Parenzo e oltre. Lungo la costa, invece, si estendeva la strada che andava da S. Canziano a Semedella, dove si incontrava il magnifico rettilineo che proveniva da Capodistria e si dirigeva verso le saline. Questa strada era stata costruita circa un secolo prima su fascine di vite che costituivano il suo fondale. Da Semedella si proseguiva fino a Isola, una meta domenicale per molti abitanti di Capodistria che si scambiavano visite e spesso litigi territoriali con gli isolani. Più avanti, oltre Isola, si trovavano Strugnano, meta di pellegrinaggi estivi al Santuario della Madonna, e successivamente Pirano.
In quel periodo, Portorose non era ancora una località turistica. Tuttavia, il turismo era un concetto poco diffuso all’epoca. Gli abitanti di Capodistria, in particolare, circolavano divertendosi con barzellette sulla campana di Pirano che recitava “questo campanile è stato costruito qui”. In risposta, i piranesi avevano creato una filastrocca che diceva: “Piran pien de pan, Trieste pien de peste, Isola famosa, Capodistria pediociosa”. Queste prese in giro, derivate dalla mancanza di relazioni e accordi di buon vicinato