Caratteristiche e condizioni:
cm. 19,5 x 13, pp. 80, brossura, in ottime condizioni.
Contenuto:
In Occidente ci siamo abituati ad assistere allo spettacolo televisivo e giornalistico delle tragedie degli altri, in particolare dei popoli del Sud del mondo.
Ad appena due anni dalle immagini del genocidio e dell’esodo in Ruanda, rivediamo, negli stessi luoghi, un nuovo terribile esodo di massa sotto la paura di una guerra che fa bombardare perfino i campi profughi pieni di donne e bambini, sotto l’incubo della fame, del colera, dell’incertezza per un futuro che non si vede.
Più le immagini sono spietate, più ci sembrano legate a un mondo che non ci appartiene. Sono un film senza fine che scorre nel nostro TV color. Un film tra i tanti. Quei bambini e quelle donne che si azzuffano, nella terra melmosa, per una scatola di biscotti non sono del nostro mondo.
Questo libro non vuole mostrare luoghi lontani – l’esotico paese dei Grandi Laghi – ma, nel suo piccolo, cerca di far riflettere su questa tragedia africana che si sta svolgendo sotto i nostri occhi e che è anche la nostra. Perché noi occidentali siamo pesantemente coinvolti nel passato, nel presente e nel futuro di questa storia, e sarebbe insensato sbrigarcela con qualche raccolta di aiuti, una delle tante, e con qualche frase di astratta solidarietà.
È difficile scrivere un libro mentre i fatti si stanno ancora svolgendo, ma se queste pagine e immagini riusciranno a far cogliere il senso della realtà dei conflitti in atto nell’Africa Centrale, possiamo dire di aver dato un contributo a ristabilire la verità storica di questa tragedia africana.
E cominciamo col ricordare, allora, un rivoluzionario africano che, apparso proprio nel lontano Zaire (il Congo coloniale degli anni ’60), venne ben presto eliminato per conto di chi, in Occidente, non voleva che le cose in Africa cambiassero.
“Lumumba è un simbolo, e quando io vedo i reazionari africani che sono stati contemporanei di questo eroe e che sono stati incapaci di evolversi anche solo un poco nonostante il contatto con lui, li considero dei miserabili sciagurati. Erano davanti a un’opera d’arte e non sono stati capaci di apprezzarla.”
Thomas Sankara pronunciò queste parole nel 1987. Pochi mesi dopo, come il congolese Lumumba nel 1961, anche il burkinabé Sankara è stato ucciso, mentre le cose in Africa Centrale sono rimaste uguali. Anzi, sono peggiorate.
L’opera d’arte è rimasta più che mai incompiuta.