cm. 22 x 14, pp. 284, brossura, fioriture e sporadiche sottolineature a matita, firma di appartenenza, in buone condizioni complessive.
Interessi di carattere storico e di carattere metodologico s’intrecciano nella struttura di questo volume. Da una parte, infatti, la ricerca di Carlo Salinari tende a superare lo schema più diffuso d’interpretazione del nostro primo Novecento, che vorrebbe ritrovare l’elemento caratteristico di quel pe riodo nello sforzo di sprovincializzare la cultura italiana e di adeguarla alle contemporanee esperienze europee. Al contrario essa esamina i miti del nostro decadentismo-il super uomo, il fanciullino, il santo, l’uomo alienato e sopraffatto dalle cose – nella loro genesi storica, prima ancora che psicologica e culturale: nell’ambito, s’intende, degli scrittori che originariamente li hanno posti al centro della loro poetica (D’Annunzio, Pascoli, Fogazzaro e Pirandello). In tal modo il nostro Novecento si rivela profondamente radicato nella crisi post-risorgimentale variante italiana della più generale crisi della borghesia liberale in Europa – e si manifesta come reazione spiritualistica: nella’ quale, tuttavia, è dato ritrovare scoperte parziali e non più alienabili dallo spirito moderno e autentiche ribellioni dettate dalla coscienza della condizione dell’uomo contemporaneo. D’altra parte, poi, l’autore ha voluto affrontare il problema dell’analisi di tipo marxista di singoli scrittori, ben sapendo che al marxismo si riconosce una sua validità nel campo della storia della cultura, ma non lo si ritiene adatto neppure ad entrare nella storia della poesia. Di conseguenza egli si preoccupa di liberare la critica marxista dall’equivoco fondamentale: che compito del critico sia esclusivamente quello di ritrovare il nesso fra l’opera d’arte e la formazione economico-sociale caratteristica del periodo in cui l’opera è venuta alla luce. E avanza, invece, l’ipotesi di una critica letteraria concepita rigorosamente come scienza positiva.