cm. 20 x 13, pp. 738, copertina rigida con sovraccoperta, sporadici segni di evidenziatore, per il resto in buone condizioni.
Questo Commento ai Salmi è il cuore di un’opera sterminata, che Agostino compose per tutta la vita, e che contiene le sue pagine più luminose dopo le Confessioni. Durante la celebrazione della Messa, al termine della lettura delle Scritture, i fedeli cantavano un salmo; e Agostino lo interpretava davanti al pubblico raccolto nella chiesa. Qualcuno stenografava l’omelia: Agostino rivedeva e trascriveva il testo; cosi che questo Commento, sebbene stilisticamente sapientissimo, ci tramanda la viva voce di Agostino – le sue domande, le sue risposte, le sue pause, il ritmo ansioso di chi vuol persuadere ed essere persuaso, Tutti grandi temi di Agostino confluiscono in queste orazioni. Il mistero di Dio e del cuore umano: due abissi che si attraggono. Cristo come luce, che il lumina gli angeli e l’uomo, e come corpo, come debolezza, come ferita. Il tempo che scorre e trascina via i nostri pensieri, i nostri sentimenti e tutte le cose. Il sogno di quando usciremo fuori dal tempo nel non tempo, davanti al Cristo non-incarnato, di cui il Cristo incarnato è solo l’ombra. La mescolanza, nelle stesse persone, della città terrena e della città celeste. E – tema che si insinua in tutti gli altri e avvolge tutti gli altri il desiderio di Dio, della dolcezza di Dio, del Dio onnipresente e introvabile: «Si arriva a Dio come seguendo qualcosa di dolce, non so quale diletto interno e nascosto, quasi che dalla Sua casa risonasse dolcemente uno strumento musicale».