cm. 22,5 x 14,5, pp. 280, copertina rigida con sovraccoperta, timbri ed etichette di biblioteca estinta, in buone condizioni.
È possibile una storia dell’anarchismo che non precipiti nei luoghi comuni dell’apologetica o della negazione conservatrice? È questo il primo quesito a cui l’autore risponde nella introduzione ai tre saggi che costituiscono il volume: e la risposta è positiva, in quanto esiste sempre, concretamente, questa o quella forma di anarchismo; e Santarelli studia, sulla base di nuovi documenti e di nuove interpretazioni, quel “socialismo anarchico,” anti-individualista e organizzatore, che, guidato negli anni della loro amicizia dal Malatesta e dal Merlino, rivaleggiò assai a lungo con il socialismo classista. Le correnti principali e le figure del socialismo anarchico non avevano finora trovato un loro posto adeguato nella fioritura di studi sul movimento operaio del nostro paese. Cosi, nei tre capitoli in cui si articola il libro, si seguono e si approfondiscono il formarsi e l’evolversi di un “partito socialista anarchico rivoluzionario,” dal 1880 fino al congresso di Capolago e oltre; l’opera di rinnovamento del vecchio anarchismo bakuniniano tentata da F. S. Merlino, una delle figure più complesse e interessanti del movimento socialista italiano; e infine la maturazione e il precipitare, rapido e improvviso, di quella grande ondata rivoluzionaria, popolare e nazionale che fu, nell’estate del 1914, la “settimana rossa.”