cm. 21 x 14, pp. 164, brossura, dedica autografa dell’autore, in ottime condizioni.
In una collana di critica fondata da Giovanni Papini, il tema sollecitante del Futurismo doveva prima o poi trovar posto. Anche se, nella fattispecie, la testimonianza autobiografica di Bruno G. Sanzin non si inserisce negli anni ruggenti di «Lacerba», ma si inquadra fra le due guerre, nella vicenda di quella seconda generazione futurista che non soltanto per i non addetti ai lavori è rimasta sempre un terreno da esplorare. E tanto più per la sua collocazione in quella storia della cultura triestina che resta ancora in gran parte da scoprire.
Di fatto, Bruno G. Sanzin, il luogotenente di Marinetti a Trieste, è uno dei protagonisti più vivaci di una temperie letteraria, vissuta senza riserve, con candido, ma combattivo fervore, e soprattutto, con una schiettezza che ignora cautele e mezzi termini.
Con la stessa schiettezza, valendosi di un suo archivio quasi leggendario, ricostruisce in chiave autobiografica, una fitta e appassionante cronaca della sua esperienza futurista, lungo una linea che va sino agli ultimi giorni di Marinetti un Marinetti stanco, sfiduciato, deluso, in uno dei momenti più cruciali della seconda guerra mondiale.
Oltre a Marinetti passano sullo sfondo i nomi più noti della avventura futurista: da Prampolini a Balla, da Depero, a Fillia, a Boccioni, per non dire d’altri. Donde il non comune valore di testimonianza di queste godibili «confidenze in libertà» così cordialmente evocative, che vedono la luce in felice coincidenza con il centenario della nascita di Tommaso Filippo Marinetti.