cm. 18 x 12, pp. 166, brossura, in ottime condizioni.
“Pianissimo, 1914, è uno dei testi capitali della poesia del primo Novecento. Il libro contiene alcune poesie note e antologizzate, ma solo l’intero poemetto può dar conto della forza e dell’incisività con cui Camillo Sbarbaro interpreta la crisi storica di quel primo scorcio di secolo, conferendole un significato che la oltrepassa, per mettere a nudo una condizione dell’uomo propria del nostro tempo. <<sottovoce»>, Vi si canta, lo stato di quasi morte dell’anima, di svuotamento dei sentimenti, dell’interiorità. La misura di tale alienazione è data dalla percezione di qualcosa di profondo, di una verità o vita altre, del senso profondo dell’essere. La trama delle illusioni si rompe e lascia scorgere l’abisso oppure appelli da una vita anteriore destano, ma per un attimo, la vita del sonnambulo, il cui cammino, per le strade della città moderna, si compie come su un discrimine, sull’orlo di un equilibrio sempre minacciato.
La ripubblicazione di Pianissimo secondo l’edizione originale della «Voce» del 1914 è accompagnata da un commento che evidenzia, oltre la ricca trama di rapporti con le altre opere del poeta e con la poesia italiana d’inizio secolo, come Sbarbaro abbia recuperato alla cultura italiana la grande lezione di Baudelaire, innestandola su quella di Leopardi.”